Big data: come vengono analizzati?

Nel momento in cui usiamo un computer, accendiamo lo smartphone o apriamo una app sul tablet, sempre e comunque lasciamo una traccia. I big data sono quell’insieme di dati così grandi in volume e così complessi che i software e le architetture informatiche tradizionali non sono in grado di catturarli, gestirli ed elaborarli in un tempo ragionevole. Si sa che possono essere utili per aziende, enti governativi e qualsiasi tipo di impresa per creare servizi o prodotti basati sulle abitudini dei consumatori. Per poter avere un’idea veritiera dell’immensa quantità di dati considerata, basti pensare che i big data sono calcolati in Zettabyte, unità di misura corrispondente a miliardi di Terabyte, e che sono dati provenienti da fonti eterogenee: possono essere rapporti strutturati derivati da un database, ma anche informazioni ricavare dal web o dai Social Network.

Parliamo di dati sensibili, di informazioni e nozioni che riguardano ognuno di noi e qualsiasi sfera della vita: vengono considerati tali le informazioni sull’età, sul sesso, le preferenze, i desideri di acquisto e relativi bisogni, ma anche la posizione attuale, le abitudini, i viaggi o le auto appartenute. Grazie al processo di big data analytics è infatti possibile conoscere la customer journey di un utente tipo ma bisogna tenere a mente che queste informazioni, spesso, hanno un ciclo di vita breve: le informazioni utili, per il 90% dei casi, sono dati registrati negli ultimi mesi, o al massimo negli ultimi due anni.

Le applicazioni dei Big Data sono tantissime: dalla previsione delle zone a rischio criminalità di una città allo studio del genoma delle piante per studiarne la resistenza alla siccità, alla previsione del comportamento in base a stimoli definiti applicata all’intelligenza artificiale. Applicando metodi e strumenti di analisi ai dati, le aziende possono trovare benefici come aumento delle vendite, miglior soddisfazione del cliente, maggiore efficienza e più in generale un aumento della competitività.